Oltre il ponte: per non dimenticare


Oltre il ponte (Giusi Landi - Paola Zito) - SCHENA EDITORE

La storia di un reduce putignanese, sopravvissuto ai campi di concentramento. E’ la storia di Vincenzo, partito in guerra a vent'anni, nel 1943, e subito deportato in Germania, tra le sofferenze dei campi di concentramento; ma è anche la storia della sua famiglia, rimasta a sperare, tra il lavoro quotidiano e una vita semplice, scandita dal ritmo delle stagioni, il miracolo del suo ritorno.

E' la DRAMMATICA TESTIMONIANZA DI UN UOMO DEL SUD che il 18 maggio 1943, a 19 anni, parte per una guerra di cui non sa nulla e si ritrova nel cuore di una grande tragedia mondiale. Il libro ne racconta la storia attraverso parole "di carta"; ma il protagonista del libro, Vincenzo Landi (mio padre!), continua a raccontare la sua storia con la sua voce.





Qui di seguito, alcune scene registrate, tratte da tempi diversi, momenti diversi e luoghi diversi in cui mio padre ha raccontato la sua Odissea.

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8 settembre 1943 - Capitolo XIV "Uomini o soldati?"
Vincenzo è a Resia, ai confini con l’Austria, e lì lo coglie l’8 Settembre. Gli italiani sono accampati accanto ai tedeschi. Sono amici: cenano insieme, parlano insieme, giocano, anche, insieme. Ma quel giorno qualcosa è cambiato.



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Capitoli XX - XXII - Il coraggio di Vincenzo

Campo di prigionia di Stargard: terribile la quotidianità; incolmabile la fame. Ma un giorno Vincenzo ha un'idea...

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Cap. XXXII - Natale in Germania 

Era Natale. E l’avevano dimenticato. Era Natale anche lì.
Gesù continuava a nascere; nella neve, tra le bombe, più forte
della guerra. Il pensiero corse alla casa lontana, dove tante volte avevano
intonato quello stesso canto, posando il Bambino nella grotta
del presepe. E lì, al di là di quella finestra chiusa, si stavano ripetendo
gli stessi gesti, lo stesso canto d’amore.
Era Natale. E l’avevano dimenticato.



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Cap. XXVIII - Gli orrori dell'odio Giunsero in un campo dal nome impronunciabile. Per tutto il tempo che rimasero lì, non riuscì a ripetere quella serie di lettere dure e stridenti. Le consonanti gli si imbrogliavano in bocca e fu un nome che, in seguito, non riuscì più a ricordare, forse per un'inconscia resistenza all'orrore.




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